Annamaria Buonamici

Annamaria Buonamici - Recensioni




<<Il lirismo cromatico della Buonamici>>

" Annamaria Buonamici è un'artista genuina. Spontanea nell'espressione, geniale nell'esecuzione, generosa nel colore traduce in pittura sensazioni ed emozioni che trasmette con quell'intensità espressiva dettata dall' impulso. Dipinge di getto, con immediatezza e un vigore di rado riscontrabili nelle donne-artiste. La sollecitazione immaginativa della pittrice trae stimolo dalla natura. Non rappresentata nella realtà figurativa, ma nell'astrazione delle forme: quasi a carpirne l'intima sconosciuta essenza. Il mondo misterioso del sottobosco, degli argini paludosi, delle zone lacustri incanta l'artista che l'interpreta, amplificandolo in suggestive visioni. Nascono così i soggetti del microcosmo della natura: le variegate striature delle cortecce, le calde tonalità delle le mutevoli tinte degli elementi vegetali nelle diverse stagioni. Visioni di grovigli, di filamenti erbosi, di intrecci. Vegetazioni palustri accentuate da vividi bagliori con impasti precisi e ben studiati. Erbe, rami, terre, radici. Spruzzi di colori vivi a risaltare guizzi di luce con una forza espressiva che sgorga con irruenza sulla lastra toccando punte di intenso lirismo. Giochi di luce nelle immagini costruite dal colore con una tessitura di ritmi vivaci, di timbri possenti. Proiezione di una dimensione fantastica rappresentata come elemento comunicativo di segreta musicalità carica di profondo significato. «Evoluzione», «Metamorfosi», «Il soffio» sono titoli di opere realizzate con un'esecuzione mirabile che riesce a calibrare l'impeto dell'estro con l'armonia compositiva. Le opere di Annamaria Buonamici sono il segno di un grande amore per la natura. Una natura incontaminata che rivendica - contro il degrado ambientale - un ruolo primario per l'umana esistenza. Nelle caleidoscopiche suggestioni delle opere di Annamaria Buonamici sembra di immergersi - come per magia - nell'universo incantato di un sogno. Un universo svelato da uno spirito libero con motivi tratti dalla natura per esprimere con semplicità istintiva la poesia della vita. "

Vanna Armeni





" Fino ad oggi nei quadri della Buonamici - che fra l'altro ha alle spalle una sentita attività scenografica, rivolta al mondo fantastico della fiaba e con adeguatezza recensita da chi di competenza - individueremmo tuttavia una sorta di doppia anima, vale a scrivere che l'indirizzo figurativo (o figurale) non ha cessato d'esistere: lo denotano, pur modificati, alterati, alcuni alberi, certi boschi e sottoboschi. Ma la tendenza opposta incalza, spinge l'autrice verso un'astrazione più marcata, sebbene non radicale e giocata su questioni di forme piuttosto che di concetti. La qual cosa non significa punto che dal particolare Formgefühl («sentimento della forma») di Anna Maria esuli l'intellettualità: per esempio non vi manca il riflesso di un esercizio della mente sulla scorta di alcuni baluardi «linguistici» a carattere universale, quali - pensiamo di poter dire - l'Espressionismo astratto. Eseguiti su vetro con non facile tecnica, nei lavori più recenti della Buonamici troviamo infatti, almeno in parte di essi, "una suggestione materica e segnica", tenuto in debito conto il fatto che qui le combinazioni coloristiche davvero non sorgono casualmente o per via d'automatismo, bensì germogliano da pervicace applicazione, in altre parole da un gusto vigilato, ossia sotto ferreo controllo. La vivacità cromatica è uno dei caratteri distintivi dei dipinti in esame, nei confronti dei quali ci sembra particolarmente adatto il postulato pareysoniano affermante (citiamo da Valerio Verra e da un'enciclopedia filosofica a cura editoriale della fiorentina casa G. C. Sansoni) che l'operazione d'arte è come ogni altra «formativa, nel senso che è insieme produzione e invenzione, cioè " fa' inventando insieme il 'modo di fare' ". Teoria della formatività a parte, dall'angolo di visuale dell'intuizione e del sentimento dubbio non c'è, la "solitaria" amica vivendo con la famiglia in un luogo periferico e quasi tuttora "edenico", che essi vengano segnati da lieto, cercato rapporto con una natura dall'uomo non ancora offesa («stuprata», come suona il termine di moda) e per contro osservata con pertinace amore (il che in altre parole abbiamo lasciato capire già, all'inizio del nostro testo). Lo spirito che da ciò deriva, oramai nell'aver Anna Maria Buonamici raggiunto una notevole pienezza d'espressione, è però lo spirito di un linguaggio non tanto soggetto a vincoli mitici quanto generato da libertà estetica. "

Dino Pasquali





" Cara Annamaria, quando per la prima volta vidi un tuo quadro rimasi incuriosito soprattutto per quanto concerneva la realizzazione tecnica. Destava interesse infatti scoprire come avevi potuto raggiungere certi effetti, come era stato "costruito" il disegno e come i colori potessero risultare cosi efficaci. Le altre cose passarono in sott'ordine. Ed era comprensibile dal momento che, non avendo ancora trovato il tuo modulo espressivo, il fattore tecnico ti sovrastava, era insomma la cosa più importante. La tecnica, supporto indispensabile per un'arte appunto "tecnica" come la pittura, per anni probabilmente, è stato il tuo punto di riferimento e per tale ragione chi ne veniva sacrificata era l'espressività. Solo quando la padronanza del mezzo era tale da poterti sentire liberata dalle pastoie di una puntigliosa tecnicità, le tue possibilità espressive si sono allargate ed hai cosi potuto cominciare ad espandere il tuo pensiero, a sciorinare le tue idee senza intoppi di sorta sena cioè dover sostare dinanzi alla difficoltà tecnica e cosi perdere la freschezza del gioco immediato. Perchè di un gioco si tratta, giusto quello che fa rivivere attraverso la fantasia, l'immaginazione e I' interpretazione, un aspetto della realtà. La pittura è tutta un gioco, a volte semplice, a voIte complicato, a volte perverso. E' un gioco di linee e colori, di piani, di volumi, di composizione e scomposizione di forme a cui corrisponde immancabilmente un pensiero, un' idea, un sentimento. E' un gioco a cui i l'artista si attiene cercando di seguirne le regole ma anche trasgredendole nei limiti del possibile, cioè inventando. L'invenzione fa parte del gioco. Ecco, è proprio l'invenzione che si è venuta liberando in te dopo l'emancipazione tecnica, che ti permette oggi di affrontare gli "argomenti" che ti sono più cari con la sciolteza espressiva di un artista consumato. La natura soprattutto, a cui tu riesci a dare i suoi colori ma anche a trasgredirla creando situazioni cromatiche del tutto nuove, la natura, dicevo, è il soggetto a cui il tuo riferimento è sempre diretto. Nei paesaggi, fluviali, nella serie di grandi alberi, c'è il desiderio inconscito di salvaguardia, c'è la struggente voglia di difenderli unitamente al senso di contemplazione da cui non puoi prescindere. Il fattore tecnico è stato superato in maniera indolore e si capisce che oggi lo domini per meglio sfruttarlo dal lato espressiivo. Credo che tu ci sia riuscita brillantemente e che l'espressività ed il sentimento prevalgano oggi sulla pure preziosa capacità tecnica. E non è poco perché alcune mete sono state raggiunte in attesa di un normale divenire sempre più efficace e sempre più efficace spiritualmente, come è giusto per chi ha, come te, qualcosa da dire. Complimenti vivissimi e auguri. "

Mario Rocchi - 3 marzo 1997



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